Napoli e la sua anima sotterranea
È il 1979 quando, nelle cavità sottostanti il palazzo napoletano dei Gradoni di Chiaia, divampa un incendio di segatura e rifiuti, fortunatamente domato dalla pronta azione dei vigili del fuoco. In seguito allo spegnimento delle fiamme si procede con operazioni di scavo che portano alla luce un antico rifugio antiaereo della capienza di 4000 persone! Da qui ha inizio la riscoperta del sottosuolo di Napoli, prende avvio la disciplina della speleologia urbana e nasce l'esigenza di fondare l'associazione LAES, finalizzata, in particolare, alla valorizzazione dell'acquedotto del Carmignano.
Al di sotto della città partenopea, a 40 metri di profondità, si colloca un'altra città fatta di pozzi, caverne, cunicoli strettissimi e cisterne, una realtà nascosta che occupa interamente la superficie del centro storico. Inestimabile il valore archeologico di questo sito compreso tra piazza san Gaetano e san Biagio dei Librai, che ha cambiato pelle diverse volte: i Greci sono i primi a trasformare la morfologia tufacea del territorio, allestendo bacini sotterranei in grado di soddisfare il fabbisogno idrico della città, ricavando ambienti per la creazione di ipogei funerari e prelevando materiali tufacei. I Romani, poi, proseguono le opere di scavo durante il periodo augusteo, creando collegamenti per convogliare le acque del Serino, ed inoltre realizzano varie gallerie, tra cui la grotta di Cocceio e la grotta di Seiano.
Nel 1266, ancora, con l'avvento degli Angioini e a causa dell'espansione urbanistica della città, vengono edificati nuovi palazzi proprio al di sopra delle cave di materiali.
Nei secoli a seguire, che registrano ulteriori opere di edificazione, ricordiamo inoltre i lavori di scavo del tunnel borbonico, la realizzazione dell'acquedotto Carmignano e - balzando a pie' pari ai giorni nostri - l'utilizzazione delle gallerie come ricovero antiaereo durante la Seconda Guerra Mondiale. In tutta la città vengono allestiti 247 rifugi anticrollo e 368 in grotta. All'interno di questa città protetta non ci si limita a sopravvivere, ma si vive, escogitando prassi e modalità alternative delle pratiche sociali consuete: ad esempio - come testimonia l'iscrizione, posta all'esterno di una piccola caverna: 'Anna e Renzo oggi sposi XX 9 1943' - si celebrano matrimoni. La meraviglia della Napoli sotterranea è accessibile al pubblico: nell'ambito di una visita guidata di un'ora è possibile ammirare i graffiti murali che ci raccontano la storia e il costume di epoche passate, ma anche le emozìoni dei rifugiati nelle viscere cittadine... Tra gli angusti passaggi da percorrere a lume di candela citiamo in particolare la discesa di 140 gradini collocata al di sotto di piazza san Gaetano, presso la basilica di san Paolo Maggiore e in prossimità dell'acquedotto Serino, e il percorso di fuga privato dei Borboni. Trait d'union fra piazza del Plebiscito e piazza della Vittoria, questo passaggio consentiva di raggiungere in tempi brevissimi la Caserma Vittoria di via Morelli. Di notevole interesse, ancora, il Teatro Greco-Romano citato nelle lettere di Papino Stazio, che il sottosuolo custodiva in tutta la sua ampiezza. Palcoscenico calcato anche da Nerone, il teatro è visibile, in superficie, nella presenza delle arcate situate in via Anticaglia, che rappresentano due strutture di rinforzo.
La Napoli sotterranea, caratterizzata da un altissimo tasso di umidità (pari al 90%) e alla temperatura costantemente assestata sui 17°, ha inoltre, da sempre, ispirato leggende e miti popolari - tra tutte, la più famosa sembra essere quella del 'monaciello', ovvero lo spiritello di volta in volta maligno o benigno che seduceva la padrona di casa e che, spesso e volentieri, veniva colto in flagrante dal marito... Alle abitazioni partenopee, in realtà, aveva accesso il 'pozzaro', avente funzione di prelevare l'acqua dalla cisterna sottostante e corrispondente attraverso un pozzo di collegamento. Il 'pozzaro', che si calava nei cunicoli e si arrampicava nei pozzi, poteva così entrare indisturbato nelle abitazioni, da cui poi, se sorpreso dall'immancabile marito geloso della moglie fedifraga, fuggiva coprendosi con un mantello simile al saio dei frati - da qui, chiaramente, la denominazione di 'monaciello'...
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