Capolavori in pietra: i nuraghi della Sardegna
'Nurra': è la matrice lessicale da cui deriva, con ogni evidenza, il termine 'nuraghe', e che racchiude, all'interno della propria realtà semantica, un doppio significato: quello di 'mucchio' (relativo all'accumulo di sassi e pietre che fungono da materiali di costruzione) e di 'cavità' - cavi risultano, infatti, gli interni di questi caratteristici monumenti che disegnano il profilo dei paesaggi sardi.
Una struttura a tronco di cono costituita da pietre, sia lavorate che grezze, normalmente disposte in senso circolare e dal basso verso l'alto: questi i tratti base dei nuraghi, giunti fino a noi in 7.000-8.000 esemplari, ognuno unico nella sua conformazione e nelle dimensioni, e nella sua realizzazione, sempre in sintonia ed armonia con il territorio.
Fascino e mistero aleggiano intorno a queste torri coniche: alla loro modalità di realizzazione, ad esempio - nello specifico, tuttora non si conosce quale potesse essere il procedimento di sollevamento delle pietre - o alla motivazione per cui, spesso, venissero realizzati ampliamenti successivi... Forse bunker ante litteram, o magari torrette di avvistamento per vigilare sul territorio circostante, oppure edifici destinati al culto: per comprendere profondamente l'universo dei nuraghi - realizzazioni architettoniche portatrici di notevole valore culturale - occorre contestualizzarli, scoprendo i tratti della civiltà che li ha generati.
Precedentemente alla civiltà di Ozieri, a pieno titolo la prima vera cultura sarda, la Sardegna attraversa una fase cosiddetta "pre-nuragica"; figlie di questa fase, diverse culture: quelle di Filigosa e di Abealzu, che realizzano il tempio di Monte d'Accoddi, terrazzato come una ziqqurath mesopotamica; quella di Monte Claro, autrice di una sorprendente muraglia megalitica tuttora esistente; quella di Bonnannaro...
Questa la cornice a cui si sovrappone, spalmandosi su un lungo periodo, dal 1600 all'800 a.C., la cultura nuragica: profonda coesione etnica, spirito aspro e guerriero, villaggi piccoli e fortemente gerarchizzati, governati da un re-pastore che, con ogni probabilità, risiede nel nuraghe, per differenziarsi dai comuni mortali che invece abitano capanne in legno e frasche, dette "pinnettas".
Le diverse comunità, spesso in conflitto per il possesso di pascoli, trovano un punto di forte unione nel sentimento religioso: adorano la natura e gli elementi - soprattutto, nella proverbiale aridità sarda, l'acqua - e poi la Dea Madre e il Dio Toro, ed, ancora, con profonda devozione, i morti. Consideriamo, ad esempio, che, all'esterno delle tombe, sono collocati dei sedili dove i parenti del defunto possono addormentarsi, in modo da entrare in comunicazione con il proprio congiunto attraverso i sogni...
Infine, rilevante tratto distintivo della civiltà nuragica, la sua raffinatezza nella produzione di ceramiche - vasi a due o a quattro anse, tegami con fondo decorato a pettine, spade e navicelle votive, con decorazioni greche e fenicie - e nell'architettura: templi a pozzo, tombe di gigante e, soprattutto, nuraghi, primi esempi di edificazione razionale. Immaginiamoli: un involucro di pietre, unite esclusivamente dal peso e contrasto reciproco, avvolge una camera ogivale sviluppata in altezza con cerchi concentrici; l'ingresso, generalmente orientato da est verso ovest, ci consente di accedere e scoprire i vari ambienti: il pianterreno, il corridoio, la "garetta" (ovvero la nicchia di vigilanza), la scala a chiocciola illuminata da suggestivi finestrini...
Ecco una carrellata dei più famosi tra tutti gli esemplari presenti in Sardegna: c'è 'Su Nuraxi', adagiato nella dolcezza collinare della regione Marmilla; il suo complesso costituito da quattro torri può essere visitato usufruendo del servizio di guide. Nel territorio oristanese di Abbasanta, invece, troviamo il famoso nuraghe "Losa", in roccia basaltica, dotato di una solida muraglia; l'efficientissimo sistema di illuminazione consente di ammirarne i dettagli, e i pannelli illustrativi e didascalie ne chiariscono storia e caratteristiche.
Ancora, da visitare il complesso pentalobato di "Orrubiu", presso Nurri ed Orioli, corredato da una magnifica cinta antemuraria di sette torri. A Calangianus, invece, sorge il monumentale nuraghe "Agnu", realizzato in granito e dalla forma a ferro di cavallo.
Particolari, infine, "Peppe Gallu", sito presso il lago di Cuga - le acque lacustri normalmente sommergono la torre nuragica, che risulta quindi visibile soltanto in caso di secca - e "Orrubiu Orroli", chiamato anche il "gigante rosso" per le sue dimensioni: con i suoi 3.000 mq di imponenza, infatti, questo nuraghe, tra le architetture in pietra del Mediterraneo protostorico, è secondo soltanto alle piramidi...
Ora che conosciamo qualche dettaglio in più relativo alla loro storia, dunque, non ci resta che andare ad ammirare di persona questi reperti unici, ricordando di partire solo dopo aver acquistato Fly, la polizza che ci protegge in caso di infortuni in aereo!
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