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Serra San Bruno e la suggestione della certosa

L'originaria architettura gotica sopravvive nei resti della facciata della chiesa

Faggi, castagni, abeti, e poi lecci, aceri e pioppi bianchi sono le specie vegetali più diffuse nei boschi che appartengono al Parco Naturale Regionale delle Serre (collocato tra le vette della Sila e dell'Aspromonte), istituito nel 2004. Geologicamente formato da graniti, porfidi e quarzi, il parco è suddiviso in aree differenti in considerazione della sua notevole biodiversità - a popolarlo, numerosi lupi, cinghiali, volpi e lepri; nei suoi cieli, invece, falchi, aironi, quaglie e gazze. Tra i più entusiasti estimatori di questi territori annoveriamo senza dubbio san Bruno di Colonia, che definisce il clima locale 'mite e sano' e la pianura 'vasta e piacevole', e che si chiede se sia possibile rendere giustizia con le parole a questa natura fatta di 'verdeggianti praterie e floridi pascoli'. In questo mondo verde è immerso il paesino di Serra San Bruno, nato per ospitare gli operai impegnati nella realizzazione della certosa di santo Stefano e dell'eremo di santa Maria. A volerne la costruzione il già citato santo nativo di Reims, fondatore - nel Dolfinato, tra la Savoia e Grénoble - della prima certosa, culla dell'ordine monastico dedito al silenzio e alla contemplazione.

Dopo un periodo trascorso, per disposizione di papa Urbano II, presso la Santa Sede, il santo - a causa dell'invasione del Vaticano da parte di Enrico IV - ripara in Calabria, dove rifiuta il ruolo di arcivescovo e si ritira in solitudine, fedele alla propria vocazione. Accettata l'offerta di un territorio presso la località di Torre, su un'altitudine di 850 metri, fonda l'eremo e il monastero proprio dove ora sorge la stupenda certosa. Questa, sempre open per il pubblico e gestita dai monaci dell'ordine, è meta di fedeli provenienti da tutta Italia e dall'estero, che restano immancabilmente e profondamente toccati dalla pace e naturalità dei luoghi, dall'atmosfera quasi rarefatta, dall'essenzialità rigorosa dei certosini...

L'originaria architettura gotica sopravvive nei resti della facciata della chiesa, in alcune porzioni delle mura perimetrali e delle torri angolari, ma l'edificio attuale è il frutto di ricostruzioni successive, resesi necessarie soprattutto in conseguenza del terremoto del 1783. Tra le diverse tracce dei restauri citiamo, ad esempio, la fontana ed il chiostro, che fanno parte delle aggiunte di epoca secentesca; le linee generali, invece, risultano chiaramente essere di matrice otto-novecentesca, riproponendo i motivi gotici dell'area francese.

Durante una visita alla certosa non mancheremo di apprezzare il san Francesco di Paola con ogni probabilità realizzato da Luca Giordano, diverse sculture marmoree dell'Ottocento e il reliquario d'argento di epoca cinquecentesca, tutti contenuti all'interno della chiesa. Ammireremo, poi, la statua immersa nello stagno e raffigurante il santo in preghiera: questa documenta la prassi di lavarsi nelle acque gelide, osservata dai monaci come atto di penitenza.

All'interno della certosa, inoltre, è presente un museo dedicato alla storia dell'ordine nella nostra nazione: ad illustrarne l'iter, pannelli didattici, materiali fotografici, ricostruzioni di ambienti e documenti audiovisivi, fruibili nell'ambito di un percorso di visita della durata compresa fra i 45 e i 90 minuti. All'interno del ricco patrimonio museale, distribuito nella ventina di ambienti espositivi, spiccano particolarmente una statua che raffigura santo Stefano, alcuni dipinti e una varia processuale.

Di pregio anche la biblioteca della certosa: di fondazione novecentesca, è focalizzata sulla storia - anche spirituale - della Calabria e del territorio di Serra. Tra i suoi libri, che comprendono pergamene e manoscritti, una sottolineatura particolare va ai volumi in folio degli 'Acta Sanctorum'.

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