La natura incontaminata di Palmarola
Le antiche leggende la vogliono popolata da terribili demoni che, alla luce della luna e nel buio della notte, facevano udire sinistri lamenti: parliamo di Palmarola, la più occidentale fra le isole dell'arcipelago pontino - che Madre Natura ha sparso al largo del golfo di Gaeta - e il più ampio dei satelliti nella costellazione che abbraccia la bella Ponza, amata già da Greci e Fenici. A proposito di remote antichità: le prime testimonianze di vita su Palmarola, che risalgono al Neolitico, annoverano armi, ceramiche ed utensili vari e raccontano la lavorazione, da parte di popoli tribali, della lucida ossidiana, presente in abbondanza nei giacimenti isolani - tuttora, il nero brillante della pietra è custodito nelle miniere di Cala del Porto.
Attualmente rifugio estivo dei ponzesi alla ricerca di una natura vergine e, tra Sette ed Ottocento, dei pirati che la utilizzavano come base strategica, Palmarola ha conosciuto momenti difficili nell'ultimo dopoguerra: in questo periodo, infatti, i contadini che la popolano - dediti alla coltivazione di legumi, cereali e viti, ed in particolare della varietà campana detta 'Piede di Palumbo' - si riducono notevolmente di numero. Una particolarità architettonica isolana legata alla sua anima contadina è rappresentata dalle suggestive case-grotta, originari magazzini per attrezzi agricoli dotati di tutte le funzionalità domestiche e caratterizzate da soffitti a cupola: queste case, collocate nelle zone di maggior altitudine, risultano essere perfetti esempi di bioedlizia ante litteram, meravigliosamente integrati nel contesto naturale.
Riprendiamo il filo relativo all'evoluzione storica di Palmarola, che, negli anni Settanta, è protagonista di un'azione a sfondo ambientalista: sul suo territorio viene infatti realizzata un'oasi che tutela le specie ornitologiche e tutto lo straordinario patrimonio naturalistico.
Se Napoli, Pozzuoli e Formia sono le tre basi portuali in cui imbarcarsi per arrivare nell'arcipelago pontino, più precisamente, però, Palmarola è raggiungibile facendo scalo a Ponza, da cui dista pochissime miglia percorribili in un'ora di motobarca. La 'Forcina': questo il soprannome dell'isola, in considerazione della sua forma; la sua denominazione, invece, deriva da quella della palma nana, l'unica autoctona europea, che qui cresce spontanea. Utilizzata per scopi alimentari in sostituzione delle patate e per produrre - utilizzando la fibra delle sue foglie - ceste, stuoie e cappelli, questa specie sempreverde appartenente alla macchia mediterranea può raggiungere i due metri d'altezza. Foglie larghe, fiori dorati e frutti globulari, con polpa zuccherina: ecco i tratti identificativi di questa pianta amante dei raggi solari. La palma nana è soltanto una delle bellezze naturali dell'isola, acclarata icona di purezza primigenia.
Uno spazio preliminare, innanzitutto, occorre riservarlo alla realtà geologica di Palmarola: con ogni probabilità originata da un cratere vulcanico, è formata da rocce eterogenee, frutto delle eruzioni vulcaniche avvicendatesi nel tempo. Tra i circa 15 chilometri di coste totali, il versante occidentale appare di sicuro più movimentato e caratteristico di quello volto ad est, e i suoi tratti frastagliati trovano il loro picco nel monte Guarniere, alto m. 249. A 216 metri di altitudine, invece, arriva il monte Radica, subito seguito dal Tramontana, inferiore di nove metri.
Questo micro-paradiso naturale vanta una fauna ittica straordinariamente abbondante e presente anche a pochissimi metri dalla riva; il popolo alato, invece, comprende il gabbiano reale, il falco pellegrino ed il cormorano, recentemente ricomparso sull'isola pontina.
Una vegetazione ricca di erica e lecceta caratterizza questo fazzoletto di terra chiamato Palmarola, piccolo mondo fatto di silenzio, rocce e scogli modellati dalla inesauribile fantasia di Eolo e cromatismi - sia marini che terrestri - degni di un pittore impressionista... Tra i contesti maggiormente suggestivi citiamo le piccole baie della località 'Cattedrale', ideali per praticare diving, e i Faraglioni di Mezzogiorno, collocati nella punta omonima e spartiacque per la più ampia cala dell'isola. Ancora, incantevoli il piccolo tratto situato nei pressi di Cala Feola, ma anche le pareti di Cala Brigantino - una sorta di anfiteatro naturale - che strapiombano per ben 200 metri, e poi punta della Breccia.
Moltissime ed incredibili le grotte marine da esplorare con maschera e pinne: tra le più belle citiamo quelle dei Viricci, assolutamente contemplative... Tra le spiagge, invece, particolarmente apprezzata è quella di Cala del Porto, circondata da cavità di tufo.
Per godere di una splendida vista, infine, percorriamo uno dei molti sentieri isolani che si snodano nel verde della macchia mediterranea puntando verso l'alto: dalle sommità di Palmarola ammireremo panorami che sarà impossibile dimenticare...
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