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Le ceramiche di Faenza

L'antica arte ceramica nata nel I sec. d. C. conosce una fase di vero splendore durante il periodo rinascimentale, regalando pregio e fama alla città romagnola

'Li tre libri dell''arte del vasaio': è il titolo del manuale da Cipriano Piccolpasso da Casteldurante, architetto e storico cinquecentesco a cui va il merito di aver raccolto tutte le nozioni e specifiche relative all'arte della ceramica - ancora oggi, le metodiche da lui descritte vengono osservate nelle botteghe degli artigiani (ad eccezione dell'adozione di alcuni strumenti attualmente informatizzati ed utilizzati per la produzione di calore), che trovano a Faenza la loro patria.

L'antica arte ceramica nata nel I sec. d. C. conosce una fase di vero splendore durante il periodo rinascimentale, regalando pregio e fama alla città romagnola caratterizzata dalla presenza di bellissimi palazzi (del Podestà e del Municipio) e di porticati - fra le architetture - e poi di oasi verdi. Ancora, fra i tratti identificativi di questa città dalle origini romane, una gastronomia all'insegna della genuinità, che trova il suo cavallo di battaglia nelle tagliatelle e lasagne fatte in casa, ed un folklore estremamente vitale - pensiamo, ad esempio, alla competizione Firenze-Faenza, che coinvolge immancabilmente i fondisti appassionati, e a numerosi eventi nazionali ed internazionali come i Premi Faenza, istituiti alla fine degli anni Trenta, il Concorso Internazionale della Ceramica d'Arte, l'Estate Ceramica Pianeta Faience... Da qui riprendiamo il filo del discorso, legato alla cultura e tradizione di questa arte delle mani che si origina nel Duecento. A crearle, in terra fanetina, l'habitat ideale la presenza di materie prime, grazie alla consistente componente di argilla nel territorio, e lo sviluppo, sul solco di una maestra d'arte come Firenze (geograficamente vicina) della tradizione artistica.

Boccali dalle dimensioni eterogenee, coppette, scodelle dai motivi geometrici, fitomorfi e zoomorfi, dalle tinte brune, turchine o verdi, ma anche semplice vasellame da tavola di uso quotidiano: questi gli oggetti realizzati nella fase arcaica. Nel tempo, le tecniche si raffinano, con evidenti risultati: una maggior brillantezza dello smalto ed un ampliamento dei soggetti decorativi, differenziati in motivi floreali, foglie, animali, simboli religiosi, stemmi... I cromatismi à la page sono il viola, l'arancio, l'azzurro, il verde. Nel Cinquecento, poi, complice un aumento della richiesta di mercato per il vasellame da tavola, si registra un deciso incremento produttivo - si confezionano piatti, tondini, piattelli, ciotole ed albarelli che riprendono i motivi della ceramica Ming - e si introduce la novità coloristica dello smalto bianco, cosiddetto 'allattato'. Che determinerà la definitiva consacrazione della ceramica faentina: da questo momento, infatti, il termine 'faenza' passerà ad indicare per antonomasia ogni tipo di ceramica prodotta su scala europea.

Il Seicento, ancora, regala alla ceramica della città un tocco barocco e manierista, mentre il Settecento adotterà il 'piccolo fuoco' (una tavolozza maggiormente resistente alle temperature di fusione dello smalto) ed orienterà la produzione verso la linearità valorizzata dai dettami neoclassici.

Nella biografia della 'faenza', poi, l'Ottocento rappresenta il periodo delle pitture su maiolica e delle maxiopere plastiche, e, contemporaneamente, di quella flessione produttiva industriale che, nel corso del Novecento, genererà nell'universo della ceramica nuovi sviluppi su un doppio binario - nasceranno, infatti botteghe finalizzate alla realizzazione di oggetti a vocazione decorativa e laboratori ceramici dall'animo artistico.

A dare un significativo impulso alla figura del ceramista, e a codificarla, ci pensa il MIC (museo cittadino dedicato alle ceramiche), atelier formativo di tecnici restauratori ed artigiani fondato nel 1908 da Picasso, Chagall, Matisse. Ricco e variegato il patrimonio museale, articolato in sezioni che esibiscono manufatti precolombiani, romani, del Vicino e Antico Oriente, islamici, europei in genere con una particolare attenzione per la produzione made in Italy. Nelle sale dedicate al contemporaneo, inoltre, si trovano creazioni realizzate da eccellenze dell'arte, tra cui Picasso, Chagall, Matisse.

Di grande interesse anche il Museo Carlo Zauli, frutto della trasformazione di una bottega artigianale, nella fedeltà alle dimensioni e allo stile originale.

Se i musei tutelano il passato dell'arte faentina, il suo futuro è invece appannaggio dell'Istituto Nazionale di Ceramica, che si occupa di ricerca e di formazione di nuovi talenti italiani e stranieri. L'insegnamento di diverse tecniche - dalla stampatura alla serigrafia, dal lustro al 'raku' - e l'uso di materiali eterogenei (porcellana, grès, refrattari, terraglie, maioliche) sono due capisaldi tra le attività dell'istituto, che comprendono anche un corso di restauro e le attività dell'officina. Quest'ultima propone al mercato confezioni pregiate, frutto di ricerche tecnologiche e di una accurata selezione di smalti ed impasti.

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