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Storia della motocicletta

La sua storia è iniziata da un numero: 83691

I modelli del momento obbediscono agli imperativi del fashion: dotati di cromature varie, inserti elaborati e decorativi delle selle, cruscotti di design ed una cascata di accessoire extralusso - come il bauletto in tinta, o la maxiborsa per pedana poggiapiedi, 100% impermeabile - rappresentano molto più che mezzi di locomozione, confermando la valenza simbolica della moto. Questa primadonna nell'advertising, nel costume, nello sport e nella cinematografia, infatti, ha assunto nel tempo molteplici valori: nel nostro Paese, ad esempio - dove ha fatto la sua rentrée nel 1899 con il modello 'Lilliput' - è stata fortemente promossa dalle politiche propagandistiche del regime nel Ventennio fascista; durante il boom economico, invece, risultavano particolarmente à la page modelli ormai iconici come la Vespa e la Lambretta, in gergo detti 'pignatoni'... Originariamente, però, la moto è stata semplicemente un veicolo, creata all'unico scopo di consentire agevoli trasferimenti. La sua storia è iniziata da un numero: 83691, che corrisponde al brevetto di un velocipede considerato come il primo prototipo di motocicletta. Depositato nel 1869 dall'ingegnere Perreaux, nativo di Normandia ed inventore di strumenti di precisione, questo veicolo sfrutta l'energia del vapore.

Perché venga confezionato, invece, il primo modello con applicazione di motore a combustione interna occorre attendere gli anni 1885-86 e la messa a punto da parte di una storica coppia creativa e professionale, composta da Gottlieb Wilhelm Daimler e Wilhem Mayback. Incontratisi presso la Confraternita di Reutlingen, di cui il primo aveva assunto la direzione, questi due talenti della meccanica fondarono, presso Bad-Cannstatt, un'officina dove lavorare alla risoluzione di problematiche tecniche di varia natura, come, ad esempio, quella dell'accensione. è qui che vide la luce il primo cavallo motorizzato, battezzato 'Raitrad', e da subito richiestissimo sul mercato.

La biografia di questo nuovo veicolo si popola di ulteriori protagonisti - uno per tutti, Wilhem Wimpff, che mette la firma su un modello in legno con rinforzi in acciaio, dotato di motore posizionato posteriormente e raffreddamento ad acqua - e vive nuove fasi: nel Novecento, infatti, la 'motocyclette' - come da fortunatissima denominazione coniata dall'azienda Werner, e poi acclimata nella lingua d'uso - esplode letteralmente sul mercato.

Il deciso incremento nella commercializzazione genera un aumento nella produzione e una maggior diversificazione nella gamma dei veicoli realizzati dalle aziende leader del settore, attive in Germania, Inghilterra ed Italia, oppure negli States. In questo modo, a partire dalla versione basic - che attualmente, in considerazione delle eco-normative, vede il motore a due tempi cedere il passo a quello a quattro tempi - si generano, in relazione alla tipologia di percorso da affrontare, molteplici modelli distinti in due macro-insiemi: da strada e fuoristrada. A mangiare l'asfalto troviamo le classiche 'naked', prive di protezioni aerodinamiche ed, eventualmente, anche di carenatura, oppure le imponenti 'cruiser' e 'grand cruiser', perfette per tragitti a lunga percorrenza, accessoriate di tutto punto e provviste di carena anteriore e baule posteriore. Infine, su strada circolano anche i modelli 'race replica', realizzati con una logica strutturale analoga a quella dei modelli da competizione, garanzia per prestazioni elevate.

Sterrati e percorsi accidentati, invece, costituiscono l'habitat naturale dei vari fuoristrada: i veicoli da cross, robusti nelle sospensioni ma sorprendentemente leggeri, quelli da trial e 'motoalpinismo', in grado di mantenere un ottimale livello di prestazione su percorsi ad alto coefficiente di difficoltà, le 'enduro' e le 'supermotard' (queste ultime dotate di ottimo impianto frenante), ideali per percorsi misti.

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